martedì 11 marzo 2008

20 million Miles to Earth (1957)


La carrellata verso sinistra ci mostra il bancone del Rick's Cafè Americain, la Macchina da presa si sofferma su un drink appena versato, non vediamo chi lo prepara, solo le mani del giovane entrano nell'inquadratura, e solo le mani di Rick entrano nell'inquadratura per afferrare il bicchiere ormai pieno.
Breve panoramica verso l'alto, il drink rimane al centro dell'inquadratura e noi lo seguiamo fino al viso di Rick, che lo beve in un sorso.
Quando riappoggia il vetro vuoto e lindo sul bancone notiamo che sono comparsi un cappello da Cowboy e una pistola giocattolo.
Odio i Bambini.
E non credo che ne esista uno più odioso del ragazzino che ha scoperto l'uovo... si, il piccolo siciliano di “20 million miles to earth” quell'odioso petulante ragazzetto che voleva uno stupido cavallo come i “veri cowboy americani”.

Chissà che fine ha fatto.

Nella pellicola scompare a metà... prima sembra quasi il protagonista, poi arrivano i New yorkesi e subito scompare, il mio pianista lo chiamerebbe “un grosso buco di sceneggiatura”... ma io non sono il mio pianista.
“20 million miles to earth” narra la storia di un dimenticato, di uno straniero in terra straniera, un mostro.
Un mostro nemmeno tanto selvaggio e aggressivo, rapito e strappato al suo pianeta natale, portato su una astronave d'esplorazione e poi perduto su un pianeta a lui sconosciuto.. la terra, in Italia, in Sicilia.
Che fine ingloriosa.
Da subito le autorità italiane, del tutto incapaci di sostenere l'enorme quantità di danni e di terrore provocato dalla lucertola gigantesca e senza nome, decidono di contattare i loro “fratelli” americani che sentendosi in debito accorrono in fretta in loro aiuto.
La squadra è presto fatta, il finale è già ovvio e scontato... i rimandi ennesimi a King Kong sono troppi per riuscire a divincolarsi da una fine diversa da quella che tutti ci aspettiamo.
Ma la vera “chiccha” il vero miracolo per gli occhi, risiede in una striscia di pellicola lunga appena qualche metro.
Cioè verso il terminarsi della vicenda, quando il mostro ingigantito dall'atmosfera umana, spaventato e stanco scappa per le strade di Roma ( che per l'occasione sono identiche a quelle di una qualsiasi città americana, con auto americane e cittadini americani) seminando distruzione e l'unico modo per riuscire a fermarlo sembra quello di liberare un grande pachiderma dallo Zoo cittadino sperando che riesca a sconfiggere il rettile alieno in una battaglia a corpo a corpo.
Che scena fantastica! In quel momento tutti si gli spettatori sono sentiti piccoli ragazzini fanatici di cow boy e indiani, ci scommetto il cappelo.
Harryhausen muove l'elefante e l'alieno avvolgendoli in un ballo mortale attraverso le strade italiane, macchie distrutte e gente spaventata urlante. I due colossi che ingaggiano una battaglia all'ultimo sangue e senza esclusioni di colpi, corta, un po' a scatti.. ma assolutamente sopraffina e d'avanguardia.
Questa “semplice” scena rappresenta l'apice di tutta la carriera di Ray.
Wow, mi ricordo quando da bamboccio, (si anche io sono stato bamboccio) giocavo con il mio dinosauro e il mio elefante di plastica facendo finta di fargli distruggere una Roma immaginaria.
Quali lotte straordinarie sul mio tappeto.
Rick si riprende smuovendo le spalle come scosso da un brivido.
Primo piano.
Rick guarda fisso in camera, leggera carrellata in avanti.
Beve un sorso dal bicchiere, svuotandolo.
Odio i bambini.

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