martedì 29 gennaio 2008

King Kong (1933)

Piano americano.
Il carrello avanza.
Rick è davanti ad una grande finestra dall'anima in ferro, un po' come la sua.
Lo vediamo di spalle nel suo smoking bianco mentre Proiettori cinematografici simulano i fasci di luce di un vecchio faro, che attraversano il vetro e cadono a terra ai suoi piedi. Un effetto sonoro uguale ad un ruggito animalesco attira l'attenzione di rick, un grande occhio nero non molto espressivo si ferma davanti alla finestra occupandola interamente, un mostro gigante fatto di plastilina e fil di ferro fissa dentro al bar.. è un gorilla enorme.
Rick non è spaventato, non si spaventa mai lui. anche perché sa che si tratta di un effetto speciale messo assieme con duecento dollari.e alto quarantacinque centimetri.
Ogni grande appassionato di cinema ha avuto una folgorazione ad un certo punto nella sua vita, una pellicola che lo ha indirizzato sulla strada giusta (ad esempio per me è stata Allegro non troppo) e per Ray invece è stata King Kong, film simbolo della nascita di Hollywood.
E' il 2 marzo è la prima mondiale di Kong, numerose scene sono state già tagliate e rimontate per andare incontro alla censura, la sequenza degli insetti giganti ad esempio e successivamente anche quella famosa “del dito” nella quale il gorillone tira le vesti di Ann (considerata troppo spinta e immorale).. beh dicevamo, è il 2 marzo e Ray Harryaseun è alla prima di Kong, con i suoi occhi di ragazzo si innamora di quel mostro tanto sofferente e dal triste destino
Infatti dopo ben quaranta minuti di film il protagonista fa la sua comparsa sbucando dalle alte fronde degli alberi ed ecco l'urlo di Ann Darrow (Fay Wray ) che ci riempie i padiglioni auricolari, da li e per tutto il resto del film.
Kong mirabilmente animato da Willis O'Brien's riesce ad essere convincente e espressivo allo stesso tempo, il lavoro di questo grande animatore influenzò profondamente il futuro e la vita di Harryhausen.
La storia della pellicola la conosciamo tutti, una moderna “La bella e la bestia” sullo sfondo della giungla e di New York.
Ma assieme “all'ottava meraviglia del mondo” (così King Kong viene appellato ) e alla sua bella Ann, nel film troviamo anche altri valenti protagonisti nati da una sceneggiatura perfetta.
Jonh Driscoll (Robert Armstrong) il prode eroe e amato della Bella e Carl Denham (Bruce Cabot) forse uno dei migliori Character della storia del cinema, il regista che a tutti i costi vuole riprendere Kong, coraggioso e testardo vero “simbolo” della hollywood degli anni 30, un era nella quale l'industria cinematografica era già ben avviata.
Edgar Wallace (autore di libri gialli) e mente partoriente del racconto che ispirò il film non sapeva di dare vita ad una storia che potesse permeare così tanto l'immaginario collettivo, scene tanto famose da essere conosciute da chiunque, anche dalla gente fuori da questo bar..
La sequenza monumentale sull'empire state building lascia ancora oggi gli spettatori senza fiato.
Questa pellicola non è solo un patrimonio della nostra immaginazione di massa ma ancora oggi può essere il motore immobile per molti appassionati di cinema.
Questo è uno dei più grandi poteri che un opera d'arte può possedere, la capacità di ispirare gli altri.
Rick si allontana dalla finestra, lo vediamo mentre con la bocca crea anelli di fumo, è pensieroso.
Si avvicina al bar, la macchina da presa mantiene un mezzo busto.
Rick ordina un altro Martini.....

e una banana split.



domenica 27 gennaio 2008

La Terra Contro i Dischi Volanti (1956)


Rick fa scivolare un mazzo di carte sul tavolo, lo apre come se fosse una coda di pavone e ne estrae un asso di cuori.
Lo guarda, l'inquadratura passa in primissimo piano.
Dettaglio della carta e poi di nuovo primo piano di Rick.
Il retro della carta da gioco è rosso, ma nessuno lo saprà mai...nel mondo di Rick tutto è grigio, magari tanti grigi... ma è sempre quel colore di fumo avvilente che ti rimane dentro.
Uno strano uomo in smoking nero si siede davanti a Rick, non lo vediamo in volto è oscurato da una zona d'ombra ritagliata dal direttore della fotografia.
È il 1956 quando Fred Sears dirige un film che incarna le paure della popolazione americana degli anni sessanta.
Racconta la storia di uno scienziato e consorte che per la prima volta vengono a contatto con una razza aliena in cerca di un nuovo pianeta e della battaglia per fermare la minaccia dei nuovi invasori spaziali.
“Earth Versus the Flying Dancers” è un film che giudicato con gli occhi di quest'epoca risulta incredibilmente ingenuo e guerrafondaio, basti pensare che al primo contatto con gli alieni l'esercito gli svuota caricatori addosso sulla fiducia, senza sapere niente a proposito.
Lo sceneggiatore però crede di riscattarsi moralmente rendendoli malvagi e conquistatori (idea molto comune in quegli anni) come da manuale il punto di vista degli invasori è del tutto ignorato e ridotto al minimo, i protagonisti sono gli eroi e non sono buoni e di sani principi.
Questa pellicola non è particolarmente interessante per la trama o i temi trattati, ma comunque riesce a scavarsi una nicchia fra i film di culto soprattuto grazie a Ray Harryhausen.
Ray è stato molte volte nel mio bar, beve Rhum come se fosse acqua ma ha la fantasia di un bambino. È un maestro degli effetti speciali e ella tecnica a Passo uno, un arte da tempo dimenticata.
La stop motion legata alle immagini live in action è sempre stata una sfida per Ray creare una reazione credibili nei suoi mostri e nelle sue navicelle spaziali, reazioni non solo fine a se stesse ma che dovevano interagire e modificare anche la scenografia reale.
Scene ricostruite in intere settimane ci passano davanti in pochi secondi, ad esempio la distruzione degli edifici non è fatta con modellini e petardi, ogni più piccolo detrito che cade al suolo è legato ad un filo invisibile che viene lentamente lasciato allungare e ripreso a passo uno.
Un vero capolavoro di Pazienza e fisica realistica.
Il lavoro di Ray ha reso famosi film che altrimenti non sarebbero mai riusciti a ritagliarsi uno spazio nei ricordi degli amanti del cinema... e ora eccolo qui nel mio bar, mi dispiace avervelo presentato con una pellicola che non fa risaltare appieno il suo lavoro ma un giorno approfondiremo.
Il suo conto al bar non è ancora scoperto...


venerdì 25 gennaio 2008

Questo è il mio Bar, io sono Rick, non bevo mai con i clienti.

Il Martini che lentamente ondeggia nel cristallo riflette un viso malinconico..
L' uomo seduto al tavolo osserva il pianista di colore che culla gli ottantotto tasti come un padre eterno, le dita del musicista danzano sull'avorio e si lascia trasportare.
L'uomo aspira da una sigaretta ormai troppo bruciata per trovarci qualcosa di buono, il fumo lo avvolge.
L'inquadratura si allarga rivelando una porta di ferro sullo sfondo, quella è l'entrata del mio bar, io sono Rick e non bevo mai con i clienti.
Il Martini ancora lì dové continua a riflettere le immagini distorte di una vita vista da molti ma vissuta da nessuno.
Humphrey, questo è il nome dell'uomo malinconico, guarda direttamente nella cinepresa e strizza lievemente l'occhio, spegne la sigaretta sul tavolo e si alza.
Lo smoking, bianco e grigio, è rovinato sui gomiti e sgualcito ma gli non importa.
Non gli importa mai di nulla. Soprattuto se si tratta di qualcosa fuori campo.
Immagino siate qui per parlare di Cinema, non importa se si tratta di un documentario bolscevico degli anni dieci o di una pellicola su alieni che si sparano addosso l'un l'altro, giusto? Siamo piuttosto liberali qui...
Ebbene assieme discuteremo delle novità e della vecchia scuola, del passato e del futuro, scaveremo nella memoria di massa provando a trovare un metodo di valutazione basato sul sapere e sull'indagine non solo sull'opinione personale.
L'operazione più difficoltosa infatti sarà riuscire a distaccarsi dall'opinione indotta dai fattori esterni e a cogliere la vera essenza di una pellicola.
Le idee dedotte sono molto importanti per instaurare un ottimo discorso dagli sviluppi utili e per capire assieme qualcosa che perfino il regista forse non aveva previsto.
La potenzialità metaforica di una pellicola è sconfinata, per questo è nei particolari di ogni scena che va ricercato il vero significato, le vere motivazioni che hanno mosso il regista a girare il film.
Queste mete potremo raggiungerle solo assieme discutendo e scambiandoci opinioni.
Ragionare su un film è molto difficile, sempre e facilmente si tralasciano molte cose che non si sono riuscite a cogliere o che non si sono addirittura capite; molti registi giocano anche su questa polivalenza nei significati dei loro lavori, rendendo ancora più difficile il tutto.
Altre volte invece il significato è chiaro e trasparente, ma ci si perde nelle piccolezze.
La vera sfida sta nel sapere quando dover scavare e quando no.
Eppure questo non c'era sul copione...
Humphrey, questo è il nome dell'uomo malinconico, finalmente beve il suo Martini proprio mentre la musica del piano tocca il suo apice...
Inarca uno dei suoi folti sopraccigli.
Allora alla prossima, e pensate a quello che vi ho detto mentre il tempo passa....